Per innaffiare il giardino di casa si può sfruttare l’irrigazione a pioggia. Quest’ultima è molto utile, perché dà la possibilità di distribuire l’acqua in gocce e sono molti i vantaggi che riesce a garantire. Infatti da un lato l’irrigazione viene distribuita in maniera uniforme e dall’altro lato si ha la possibilità di attuare un certo risparmio idrico. L’irrigazione a pioggia è molto diffusa, soprattutto nelle coltivazioni agricole. Tuttavia, negli ultimi tempi, considerando i numerosi benefici che può portare, si sta diffondendo sempre di più anche nei giardini. Ma quali sono le caratteristiche principali dell’irrigazione a pioggia? E come è realizzato un impianto che consente questo tipo di irrigazione? Rispondiamo a queste domande.

Le caratteristiche dell’irrigazione a pioggia

Spesso gli impianti di irrigazione a pioggia utilizzano le pompe ad asse verticali, per realizzare un sistema di irrigazione che conduce l’acqua alle piante sotto forma di una specie di pioggerellina artificiale. Agiscono degli appositi irrigatori che trasformano l’acqua in goccioline.

Questa pioggerellina viene generata da delle condutture che sono sotto pressione e che sono strettamente collegate con gli irrigatori. L’acqua sotto forma di goccioline è generata in modo da ricoprire delle aree ben precise, che possiamo definire circolari, per cui, per ottenere un effetto di distribuzione uniforme ed omogenea, dobbiamo sovrapporre l’effetto di più dispositivi.

Gli impianti di irrigazione a pioggia presentano delle caratteristiche fondamentali. Al di là delle singole tipologie che possiamo trovare in commercio, tutti sono fatti per spruzzare volumi di acqua medio alti. Hanno bisogno, per mettere in atto la loro funzione, di apposite pressioni dell’acqua anch’esse medio alte. Inoltre lavorano con tempi di innaffiamento brevi, a cui seguono dei periodi di inattività.

Come è composto un impianto di irrigazione a pioggia

Abbiamo fatto cenno al fatto che in commercio esistono più tipologie differenti di impianti di irrigazione a pioggia. La scelta dell’uno o dell’altro può variare in base a molti parametri. Soprattutto si deve tenere conto del tipo di terreno da irrigare, della sua conformazione e delle sue dimensioni.

In generale comunque possiamo distinguere la composizione dell’impianto in quattro parti. La prima è rappresentata dalla fonte idrica, che può essere per esempio un pozzo o anche un serbatoio, in cui si raccoglie l’acqua che arriva da un tubo.

Il secondo elemento principale è costituito da una pompa. Questa ha una funzione molto importante, perché ha il compito di prelevare l’acqua dalla fonte idrica, di fornire la pressione adeguata e di spingere l’acqua attraverso le tubazioni che scorrono sul terreno.

La terza parte dell’impianto è rappresentata dagli irrigatori. Essi fuoriescono per una certa altezza e sono dotati di specifici ugelli che nebulizzano l’acqua sotto pressione trasformandola in goccioline, come se si trattasse di pioggia.

Infine possiamo distinguere la centralina di controllo. Essa in base a tempi che vengono prestabiliti aziona la pompa ed apre le valvole delle diverse linee di irrigazione. Ha anche il compito di controllare il tempo di irrigazione.

Esistono anche dei sistemi meccanizzati che durante la distribuzione dell’acqua agiscono con le loro tubazioni in movimento. Oppure esistono dei sistemi fissi con tubazioni principali e secondarie che spesso sono interrate. Questi sistemi utilizzano irrigatori rotanti, ma che comunque sono fissi anch’essi nel terreno. Sono soprattutto adottati per innaffiare quelle colture che richiedono un costante apporto di acqua, come, per esempio, le produzioni ortofrutticole.

Infine, per voler operare una distinzione maggiore, distinguiamo anche i sistemi semifissi, che hanno le tubazioni principali interrate e quelle secondarie che invece sono superficiali sul terreno. In questo modo le tubazioni secondarie possono essere spostate in qualsiasi periodo in aree diverse da irrigare. Sono adatte soprattutto quando le aree da innaffiare corrispondono a colture con diversi periodi di maturazione.